La narcolessia è un disturbo sul quale spesso si ironizza (mamme e insegnanti che accusano figli e alunni di soffrirne), ma in realtà il problema neurologico (e non psichiatrico), è abbastanza grave e comporta delle conseguenze che influiscono a volte pesantemente sul soggetto che ne soffre. I sintomi principali della narcolessia infatti sono:
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eccessiva sonnolenza diurna: mediamente ogni 2 ore il narcolettico prova l’impulso di addormentarsi.
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cataplessia: in presenza di emozioni, riso, imbarazzo, collera, i soggetti narcolettici possono perdere le forze fino a non essere più in grado di rimanere in piedi.
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allucinazioni: simili a “sogni ad occhi aperti”, che in alcuni casi si sovrappongono alla realtà e interagiscono con essa.
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paralisi del sonno: pur essendo perfettamente cosciente.
Esistono anche altri sintomi che correlati ai precedenti possono rendere necessario fari esami più approfonditi: altri disturbi del sonno, apnea nel sonno, altre malattie neurologiche o psichiatriche, aumento di peso.
Nonostante la possibile diagnosi, non vi è alcuna cura conosciuta per la narcolessia. L’obiettivo del trattamento è quello di controllare i sintomi. Adeguamenti nello stile di vita e di apprendimento per far fronte alle emozioni e altri effetti della malattia possono migliorare il funzionamento del lavoro e delle attività sociali. Ciò comporta:
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mangiare frutta e verdura durante il giorno ed evitare pasti pesanti prima di importanti attività;
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pianificazione di un breve pisolino (da 10 a 15 minuti) dopo i pasti se possibile;
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pianificazione di un pisolino per il controllo del sonno diurno e ridurre il numero di imprevisti e improvvisi attacchi di sonno;
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informare gli insegnanti e le autorità di vigilanza circa la condizione di quanti sono stati colpiti da narcolessia, in modo da non punirli per essere “pigri” a scuola o al lavoro;
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la prescrizione di farmaci. Quest’ultima non è obbligatoria in tutti i casi, ma a volte risulta necessaria.